mercoledì 26 agosto 2009

Ultimo giro di Micra


E’ arrivato anche per la “rossa di via Baveno” il tempo dell’addio a questo mondo. Tra qualche giorno le sue fattezze saranno più prossime alle scatolette della Simmenthal, che ad una simpatica coccinella ciccia. Sono a Torino in questo periodo e oggi ho voluto dare il mio saluto a questa pallina su quattro ruote del Sol Levante. Non sono un patito di automobili e neanche la possiedo la macchina, questa è dei miei nonni materni. Che ho sempre utilizzato alternandola alla Clio nera dei miei genitori, a seconda della disponibilità. Non so se la Nissan Micra, verrà guidata ancora nelle prossime settimane e non so se al mio rientro da Milano a fine settembre la troverò ancora. Infatti sulla sua testa pende una condanna a morte di sicura esecuzione: la sua carcassa in cambio di uno sconto su una nuova vettura. Quando sei vecchio non servi, è il destino delle cose e delle persone. E le macchine longeve non le fanno più. Difficile che un’auto nata dopo il 1980 possa diventare una vettura storica. Da quella data in poi le hanno fatte col culo e pronte all’autodistruzione dopo pochi anni. Epoca che curiosamente coincide con la fine della "classe operaia". La Micra aveva preso il posto della Ritmo Energy Saving nel mio dirozzamento automobilistico e con lei avevo perso anche la verginità autostradale, compiendo la mia prima traversata d’asfalto da Torino a Gatteo Mare, dalle parti di Cesenatico, il primo agosto 1994. I miei genitori erano in vacanza altrove e io sarei andato sulla riviera Tondelliana coi nonni Vito e Carmela. Vito mi disse: “Guida tu.” E con mooolta calma e qualche sorpassino stretto tra i tir, dopo sei ore di viaggio arrivammo a destinazione. Vivi. La Micra ha le messe in moto contate e forse con quella di oggi è iniziato il countdown: meno dieci… Ho fatto salire in auto Vito e Carmela, proprio come quindici anni fa, e ho puntato verso la Val di Susa. Non volevo che i suoi fari a mandorla vedessero come ultima cosa targhe di automobili guidate da cafoni, buche nell’asfalto, strisce blu, dossi di plastica rigida, piccioni da pressare e merde di varia natura che popolano il bitume metropolitano. Col muso rubino che guardava in direzione Sacra di San Michele, ho girato su strade secondarie per Collegno, Pianezza, Alpignano, Avigliana, Rosta, là dove le case si fanno più basse e i palazzi lasciano il posto alle cascine. Le ho fatto provare strade nuove e le ho fatto vedere dove vive la gente che cammina anziché correre. Abbiamo abbassato i finestrini per farle sentire un’aria migliore di quella di corso Francia, angolo via Baveno. Lei ha risposto benissimo: accelerazione, frenata, tenuta del minimo, curve e controcurve, consumi. Di ritorno dalla nostra ultima ora, l’ho parcheggiata sotto casa dei nonni e siamo scesi tutti. Vito e Carmela sono entrati nel loro portone e io mi sono diretto verso casa dei miei. Le ho dato ancora un ultimo sguardo, non mi piacciono gli addii, ma guardando la sua schiena liscia e tonda non ho potuto fare a meno di sussurrarle: “Sayonara, Micra!”