martedì 21 luglio 2009

La mucca vola!



In cerca di refrigerio salgo a piedi per boschi e borgate nell’alta Valle Germanasca, non lontano dal Forte di Fenestrelle, mentre l’estate soffoca Torino. Trasfigurato e asfittico per l’ascensione, mi ritrovo nella pace paradisiaca del secolare abitato di Laux, dove gli antichi Cristiani Valdesi furono trasformati in Cristiani Cattolici a colpi di roncola e forcone. Poche case tipiche, una chiesetta del Settecento e fontanelle qua e là per ristorare i viandanti. Il suono del silenzio avvolge il tutto e nelle mie orecchie ancora soffia il respiro del bosco che ho appena attraversato. “Un villaggio abbandonato?” , mi chiedo non vedendo anima viva. Presto però, irrompe col rumore di un gigantesco insetto un elicottero. Lo sento minaccioso sulla mia testa, ma non lo vedo. Corro allora verso la fine dell’unica via di Laux che sfocia su uno spiazzo erboso e lì trovo una piccola folla di residenti e villeggianti, riuniti in cerchio come ad una fiera di paese. E a perpendicolo, alto nel cielo, l’elicottero. Qualcosa penzola attaccata ad una corda, venti metri più sotto rispetto alla pancia del velivolo. “Che sia un barile pieno d’acqua per qualche incendio? O del materiale da scaricare a valle? O? Oh!” Riesco a definire l’oggetto mano a mano che l’elicottero si abbassa. Avvolta in una rete, come un polpo in trappola, c’è una mucca, col muso e un cornetto che escono dalle maglie. “Che cosa prova una mucca, che è sempre stata ancorata alla terra con quattro zampe, a sorvolare monti, vallate e cime di abeti? Che cosa prova a sentire il vento che le fischia sotto al culo, mentre attraversa una nuvola bianca?” L’elicottero è dei pompieri e i vigili delicatamente la adagiano sul prato, dove vi resta accovacciata. L’animale non sembra spaventato e il padrone le accarezza dolcemente la testona. Tutti tirano un sospiro di sollievo, mentre l’elicottero porta il suo frastuono altrove. “Hai visto? La mucca vola!” dice una mamma al suo bambino, che all’incirca avrà quattro anni o poco più. Il piccoletto però inizia ad agitarsi, a pestare i piedi e a frignare: “La mucca! La mucca!”. Ha un breve pianto disperato, come se presagisse un destino di sangue per il simpatico mammifero che fa il buon latte. Il moccioso allarma anche me e guardando la mucca immobile in mezzo al prato mi domando con sconforto: “Perché non si alza in piedi?”.

1 commento:

marco casa ha detto...

Accompagno al mio raccontino "La mucca vola!" la storia che ho appena trovato su un quotidiano.

da LA STAMPA

29/7/2009 - LA STORIA
L'uomo che salvò la sua mucca

Il margaro: «Fioca stava male, l'ho nutrita e difesa dai lupi»

PAOLO QUERIO
TORINO
C’era un tempo in cui la convivenza tra uomini e animali, sulle montagne degli alpeggi, non aveva legami soltanto di sopravvivenza economica, ma portava a vincoli di amicizia e solidarietà. Sentimenti che forse oggi stupiscono. Eppure in alta Val Sangone, nelle montagne sopra Torino, sul filo dei duemila metri si è vissuta una storia d’altri tempi tra il margaro Angelino e la sua mucca Fiòca (tutta bianca, è la parola piemontese per la neve). Per dieci giorni ha nutrito la sua amica Fiòca finita in un canalone. Laggiù la bestia era rimasta immobile, dopo essersi fratturata una zampa, con il rischio di essere assalita dai lupi. Da parte di Angelino un lungo gesto d’amore verso l’animale, in attesa che la nebbia di montagna concedesse una tregua e permettesse all’elicottero dei vigili del fuoco di recuperarlo.

La vicenda ha inizio sabato 18 luglio. La mucca, che pascolava nei prati a duemila metri dell’Alpe di Giaveno (in territorio del Comune di Coazze), era scivolata mentre cercava di dissetarsi ed era ruzzolata per un centinaio di metri fermandosi sul greto del Lago Blu, ancora ricoperto di neve, senza possibilità di muoversi. Per due volte i vigili del fuoco del distaccamento di Giaveno, con l’aiuto di un elicottero, avevano tentato di recuperarla, ma sempre la nebbia aveva vanificato gli interventi.

Solo lunedì scorso i pompieri sono riusciti ad avvolgerla in una rete e a portarla in salvo, approfittando di uno squarcio di azzurro che ha permesso all’elicottero di arrivare, caricare l’animale e ripartire. Ma intanto per dieci giorni lui, Angelo Rege, Angelino per gli amici, 50 anni, una moglie e sette figli, ha fatto la spola tra la baita-base a 1350 metri della borgata Palè e il luogo dell’incidente: una dura camminata su una salita ripida ripida e poi la discesa verso il lago, per abbeverare e foraggiare Fiòca: «Una fatica di due ore per raggiungerla - racconta -. Il primo giorno era impaurita, le ho steccato la zampa. Poi ho cominciato a carezzarla, le ho dato erba e acqua. E’ diventata quieta e ogni giorno sembrava mi aspettasse».

L’ha anche vegliata per evitare che venisse aggredita dai lupi: «Tre anni fa - ricorda Rege - mi era capitato un episodio simile. Una mia mucca era caduta ed era rimasta immobilizzata. Il mattino dopo, quando sono andato per portarle foraggio e acqua, l’ho trovata mezza sbranata. La veterinaria mi disse che era stata assalita da almeno quattro lupi. I lupi in genere non attaccano le mucche, ma se si accorgono che una di loro è immobilizzata e non può reagire, riescono a sopraffarla».

Fiòca dopo un giorno di cure cerca di stare in piedi, ma la zampa non riesce ancora a reggere a lungo il peso, e allora lei, anche perché gravida, si corica sul prato mentre Angelino la passa una mano sul muso: «Se non hai la passione per gli animali e pensi di fare questo mestiere per i soldi hai sbagliato tutto - dice il margaro -. Quello che uno guadagna con i prodotti come formaggi, latte e burro, basta appena a compensare le spese e non ripaga la nostra fatica». E racconta di questo amore ereditato dal padre, che aveva acquistato una cascina a Giaveno e che d’estate portava gli animali a brucare l’erba dell’alta valle. Ora lui conduce 118 mucche e nell’azienda lavorano la moglie Maura, i figli Andrea, Giuseppe e Luca. Le figlie, invece (Stefania, Roberta, Cristina e Francesca), hanno scelto altre strade. Fiòca intanto un po’ alla volta si riprende: già le hanno liberato la zampa steccata e si sta riabituando a camminare sui prati. Fra dieci giorni verrà riportata in alta montagna e riassaporerà quell’erba che quest’anno dicono sia ottima dopo la grande nevicata.